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Cardinal Bozanić: Chiunque vada contro Stepinac, va contro Dio



Presiedendo la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Marco nella città alta di Zagabria in occasione della celebrazione della Festa nazionale della Repubblica di Croazia, l’arcivescovo di Zagabria, cardinal Josip Bozanić, ha detto che «in questi venticinque anni di vita della Croazia indipendente e libera, dei quali oggi ci ricordiamo, sono riassunti fortissimi sentimenti di entusiasmo, vittorie, altruismo, fedeltà e unità, di vivere e di morire per gli altri, di vera devozione e di sforzi per il bene. Allo stesso modo, tuttavia, in questi venticinque anni in Croazia abbiamo affrontato anche amari momenti di egoismo e di discordia, di tradimento e di divisioni, di mancato rispetto del prossimo e della propria Patria, troppe superficialità e miopie, ruvidezze e insensibilità, ricatti, trascuratezza e istigazione all’infedeltà verso Dio.”


 
All’inizio della celebrazione eucaristica, il parroco della chiesa di san Marco, mons. Franjo Prstec, ha salutato tutti i presenti invitandoli a pregare oggi il cielo croato pieno di grandi personalità croate, martiri e soldati difensori che hanno dato la propria vita per la libertà, la fede e la lingua, affinché ci accompagnino con le loro preghiere presso Dio.
 
Nella sua omelia, il Cardinale ha ricordato le circostanze esistenti esattamente venticinque anni fa, quando in quel giorno del 1991, il Parlamento croato approvò la Dichiarazione circa la proclamazione della sovrana e indipendente Repubblica di Croazia. Quell’avvenimento, ha detto il Cardinale, non fu salutato con euforia poiché il nefasto rombo della guerra risuonava sempre più potente, e i vescovi croati allora condannarono con forza le azioni di guerra dell’esercito, sottolineando come il contrastare le decisioni costituzionali del Parlamento croato e dell’Assemblea della Repubblica di Slovenia erano contrarie alla morale, al rispetto dei diritti dell’uomo, nonché i diritti dei popoli all’autodeterminazione.


 
Il Cardinale ha sottolineato come gli storici avvenimenti degli anni novanta del secolo scorso contrassegnano l’inizio della storia contemporanea per il popolo croato, e che essi illuminano le domande fondamentali della nostra identità nazionale e statale, e che con questi avvenimenti prendono avvio anche i processi democratici contemporanei della società croata, la quale chiede a gran voce una nuova unità e dialogo.


 
«Il nostro presente è aggravato e lo sguardo verso il futuro è annebbiato continuando senza sosta a tornare ai temi del nostro passato: la Seconda Guerra Mondiale e il dopoguerra, il fascismo e ciò che viene presentato sotto il concetto di antifascismo. Tutto ciò che è legato al periodo prebellico, a quello bellico e an quello postbellico e a grandi mali quali il fascismo, il nazismo e il comunismo, deve essere lasciato allo studio e alla ricerca scientifica», ha detto il Cardinale, aggiungendo che la politica non deve occuparsi di tali questioni, ma al contrario, i suoi compiti sono quelli di stabilire istituzioni scientifiche indipendenti dai partiti per la ricerca e lo studio di quel periodo, nonché dell’appoggio necessario per assicurare il loro lavoro.
 
«Da noi è ancora oggi presente la paura di una oggettiva ricerca storica di quel periodo. Tuttavia, bisogna dire apertamente che chi non permette che di quegli avvenimenti parlino i fatti, i documenti e la verità scientifica, introducono vecchi divisioni nella società croata e sono prigionieri della cecità che non apre la Croazia contemporanea al futuro». Il Cardinale si è poi domandato se in Croazia sono così forti quelle forze che non desiderano che la verità venga alla luce.

Parlando della figura e dell’opera del beato Alojzije Stepinac, che alcuni ancora oggi ritengono una minaccia, egli ha detto che la sua figura disturba poiché unisce la Croazia, poiché alla sua tomba si incontra il popolo croato e tutta la sua storia, e poiché egli è una parte inevitabile dell’identità croata. «I suoi persecutori lo sapevano: eliminando Stepinac, non c’è neppure la Croazia come la conosciamo. Se si mutila la figura di Stepinac, si mutila anche la Croazia. Se si butta fango su Stepinac, porterà le stimmate l’intera nazione. Tuttavia da qui, come Chiesa, diciamo quanto segue: Dio ha già glorificato la santità di Alojzije Stepinac e chiunque va contro la sua figura, va contro Dio. E questa è una battaglia che nessuno può vincere», ha avvertito il Cardinale.
 
Al termine della sua omelia, egli ha invitato a proseguire il processo di costruzione della Patria, non secondo la misura di interessi personali di chiunque, bensì solamente secondo la misura del bene comune di tutti gli uomini che vivono in essa. Il Cardinale ha concluso affermando che la Patria sarà tale quali siamo noi.


 
Alla concelebrazione eucaristica sono stati presenti il vescovo castrense della Repubblica di Croazia, mons. Jure Bogdan, il vladika di Križevci mons. Nikola Kekić, il segretario generale della Conferenza Episcopale croata, mons. Enco Rodinis, il parroco della parrocchia di san Marco, mons. Franjo Prstec, nonché alcuni sacerdoti dell’arcidiocesi di Zagabria.


 
Alla celebrazione eucaristica hanno partecipato anche la Presidente della Repubblica di Croazia, Kolinda Grabar Kitarović, il Presidente del Parlamento croato, accademico Željko Reiner, il primo ministro croato Tihomir Orešković, rappresentanti del potere esecutivo e giudiziario, nonché i reduci della guerra per la Patria e rappresentanti delle istituzioni scientifiche, educative e culturali. 
 
 
Ufficio Stampa dell'Arcidiocesi di Zagabria
 
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